I viaggiatori in visita a Delhi, in particolare gli stranieri, includono sempre i monumenti più famosi della capitale, come la Jama Masjid, il Qutub Minar, il Forte Rosso ed altri. Ma la capitale ha molti altri edifici interessanti che i visitatori spesso non riescono ad inserire nel proprio itinerario di viaggio perché meno noti. La tomba di Safdarjung è una di queste meraviglie architettoniche e vale sicuramente una visita. In questo periodo in cui viaggiare è diventato più difficile, paradossalmente, per me si è trasformata in un’occasione per esplorare la città che è diventata la mia casa: Delhi.
Ho visitato questo monumento almeno tre/quattro volte, recentemente in compagnia di due care amiche che, come me, vivono qui in India, Valeria, appassionata di fotografia, e Raffaella, anima viaggiatrice, blogger di A zonzo con Raf e anche lei appassionata di fotografia.
Siamo arrivate alla tomba di Safdarjung intorno alle ore 9.30, il sole iniziava a scaldare una mattina resa più fresca da un venticello a tratti gelido. Pagato il biglietto di ingresso, ci siamo soffermate almeno 15 minuti sulla porta di ingresso, da qui la vista del mausoleo è spettacolare.
Canta la perfezione e la grandezza dell’uomo e dell’arte. Canta l’immortalità, canta quell’inno alla vita che tutti conosciamo, che tutti abbiamo assaporato almeno una volta. (Cit. A zonzo con Raf)
L’ingresso principale presenta una struttura a due piani, con una facciata che mostra alcuni ornamenti come un jharoka, ovvero una finestra a bovindo sporgente, con decorazioni floreali molto elaborate nei toni del rosso scuro e del blu. Qui si legge un’iscrizione araba che si traduce più o meno così: “Quando l’eroe dal semplice coraggio lascia la transizione, possa diventare un abitante nel paradiso di Dio“. Il piano superiore dell’edificio all’ingresso ospitava anche una biblioteca di oltre 12.000 volumi, almeno sino al 2014, quando è stato deciso di spostarla unitamente agli uffici dell’ASI.
Sempre dal portone di ingresso, sulla destra, vi è l’ingresso alla moschea, praticamente deserta e quindi ancor più preziosa. Già dai primi passi all’interno del cortile si respira un’aria pregna di misticismo, di rispetto, di armonia. La pietra nuda sotto i piedi è fresca ma l’atmosfera è calda.
Con passo lento saliamo i gradini che ci portano alla Moschea vera e propria. È ancora presto, ed alcuni ragazzi sono intenti a pulire e prepararsi per la preghiera del venerdì. La moschea si presenta semplice, un po’ spoglia ma allo stesso momento sprigiona un’energia molto forte tanto che ci tratteniamo almeno un paio d’ore.
La tomba di Safdarjung è il mausoleo del governatore di Awadh Abul Mansur Mirza Muhammad Muqim Ali Khan, chiamato Safdar Jung, (Urdu: صفدرجنگ, Hindi: सफ़्दरजंग), e nominato ministro (wazir) dall’imperatore Mughal, Muhammad Shah, ovvero durante gli anni in declino del Impero.
Costruita tra il 1753 e il 1754, in arenaria e marmo, la tomba di Safdarjung è definita l’ultimo monumentale giardino tombale dei Mughal, e, ovviamente di primo impatto, il pensiero va al ben più noto Taj Mahal. Ciò dipende dall’utilizzo degli elementi classici delle tombe giardino proprie dell’architettura moghul.
Il giardino (charbagh) è una miniatura di quello presente nella più famosa tomba di Humayun, che si trova sempre a Delhi. Un canale conduce al cancello d’ingresso mentre un altro conduce altri ai tre padiglioni. Questa struttura dà forma quindi ad un giardino quadrangolare, ed ogni quadrato è suddiviso a sua volta in altrettanti quattro giardini. I tre padiglioni costruiti a ovest, nord e sud prendono il nome di Badshah Pasand, Jangali Mahal e Moti Mahal e la famiglia Nawab era solita risiedervi. Successivamente, i padiglioni sono stati adibiti ad uffici dell’Archaeological Survey of India fino al 2014.
Sebbene la qualità dei materiali utilizzati per la costruzione di questa tomba non sia eccellente, l’aspetto mastodontico non lascia comunque indifferenti e non potrete fare a meno di esclamare almeno una decina di volte “oh, wow!” alla vista di questo gioiello semisconosciuto.
La cupola a bulbo (gumbad), rispetto al Taj Mahal, è più allungata e la parte centrale ha un pishtaq (cioè la nicchia all’interno della cornice) più alto. I quattro minareti posti ai quattro angoli sono parte integrante del mausoleo, mentre nel Taj Mahal essi sono separati rispetto all’edificio principale, e sono sormontati da chhatri (padiglioni a forma di ombrello). Gli archi sono decorati con motivi floreali e al culmine troviamo un fiore cruciforme. Numerosi sono anche i jharoka e gli immancabili jalis, ovvero delle finestre finemente intarsiate usate – in questo caso – per la ventilazione.
La tomba, sebbene costruita nello stile del Taj Mahal, manca di simmetria poiché è stato messo in risalto l’asse verticale, il che le conferisce un aspetto sbilanciato e come quella di Humayun, anche questa è posta su un basamento a cui si accede attraverso delle scale poste lateralmente.
L’edificio è composto da una camera centrale circondata da otto stanze di forma rettangolare, ad eccezione di quelle poste agli angoli che hanno forma ottagonale. Il luogo ospita due tombe, quella di Safdarjung e un’altra che, si ritiene, conservi i resti di sua moglie.
Questa tomba imperfetta ma bellissima è uno dei miei posti preferiti, è un monumento totalmente ignorato dai viaggiatori che arrivano a Delhi e che spesso fuggono dal caos della città. Tuttavia, proprio qui, è possibile trovare un’oasi di pace e tranquillità dove non è inusuale incontrare studenti o coppie di giovani che si scambiano un abbraccio lontani da occhi indiscreti. Perciò, se volete regalarvi del tempo tutto per voi, portatevi uno snack, un buon libro e una macchina fotografica e rilassatevi!
Dal luglio 2019, il complesso è stato dotato di oltre 200 luci a led attive dalle 19 alle 23 per accentuarne la silhouette anche di notte. Al momento, l’ingresso per la visione notturna è consentito soltanto fino alle 20, a numero ristretto, ma l’orario varia in base alla stagionalità, quindi è bene informarsi prima.
Curiosità: nel 2012, la tomba di Safdarjung è stata utilizzata come set cinematografico per alcune scene del film biografico “Jobs”, oltre ad altre zone di interesse turistico come Haus Khas, Jama Masjid, Chandni Chowk e la tomba di Humayun.
Informazioni utili sulla Tomba di Safdarjung
C-2. Tanishq Apartment, 2nd Floor, Dadabari Road, Ward - 8, Mehrauli, New Delhi - 110030
ITA (+39) 349 722 20 12
IND (+91) 882 67 47 693
+39 349 722 20 12
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