Quando mia madre mi mandava a comprare il pane, immancabilmente, mi diceva: “Mi raccomando, quando vai, dici che lo vuoi basso e cotto” ed io, altrettanto immancabilmente, me ne facevo dare uno alto, poco cotto e mollicoso. Ovviamente poi a tavola, io prendevo la mollica, e lasciavo a mio padre la crosta, a suo dire, la parte migliore. Oggi, a 34 anni, e non è cambiato niente, faccio ancora così
In India, la mollica non l’hanno ancora inventata. E devo ammettere di aver incontrato qualche difficoltà a fare la scarpetta dopo aver divorato un signor chicken tikka masala. Fortunatamente, in un paese in cui mangiare con le mani non sconvolge alcuno tra i miei commensali, non mi sono fatta scrupoli a lucidare il piatto con il mio bel pezzo di chapati o roti o naan…
Ora, volendo essere un po’ più precisi, potrei classificarli così: il chapati è costituito di farina di grano integrale, acqua e sale, che viene schiacciato a mo’ di pizza del diametro di circa 12 cm e poi cotto su una piastra chiamata tawa che mi ricorda tanto il testo umbro (con il quale mio padre fa un pane che è la fine del mondo!). Il chapati può essere poi anche esposto per un istante direttamente alla fiamma viva facendolo così gonfiare di vapore, e in questa forma viene chiamato Gujrathi phulka.
Il roti è…..la stessa identica cosa, di dimensioni più contenute. Può essere fatto con farine che non sono di grano, ma di riso o di miglio, tra l’altro povere di glutine, ed allora ogni volta assume un nome diverso. Il roti viene spesso cotto nel tandoori, ovvero in un forno di argilla di forma cilindrica, prendendo il nome di tandoori roti.
Infine (per modo di dire perché vi sono altri tipi di pane), il mio preferito, il naan, fatto con farina bianca, lievito, latte, yogurt e l’immancabile ghee, di origine pakistana, servito come plain, butter, garlic, ovvero liscio, al burro, all’aglio. Se proprio devo fare un paragone, sembra quello che ci portano in pizzeria per “spiluccare” non appena ti siedi al tavolo.
Il pane è, ad ogni modo, un elemento essenziale della cucina indiana, forse più che un semplice accompagnamento e se pensate che molto spesso, se non sempre, si mangia con le mani (ovvero con LA mano), il pane sostituisce in toto le posate. Siate però certi che, se casualmente, vi presentaste a casa di qualche amico senza aver prima avvisato, ci saranno sempre roti o chapati pronti per voi, perché gli indiani anche quando hanno poco da condividere, lo fanno sempre con il cuore.
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